Lo sviluppo del fungo Botrytis Cinerea è strettamente legato all’andamento climatico stagionale e ad alcuni eventi meteorologici
Dopo un inizio di stagione particolarmente favorevole allo sviluppo di malattie fungine, soprattutto alla peronospora, per le abbondanti piogge fra maggio e giugno e un’estate minacciata continuamente da acquazzoni, colpi di vento e grandine giungiamo adesso alle porte di settembre. In questo periodo i grappoli sono estremamente suscettibili a un altro fungo: la Botrytis cinerea , il cui sviluppo è condizionato dall’andamento meteorologico.
La Botrite detta anche “muffa grigia” è una malattia il cui agente eziologico è la Botritis cinerea un fungo parassita necrotrofo e polifago, ovvero ha una cerchia d’ospiti molto ampia che racchiude molte specie vegetali, tra cui la vite.
Per necrotrofo si intende un microrganismo parassita che produce grosse quantità di enzimi citolitici e tossine che degradano e avvelenano la cellula, da cui poi ricavano nutrimento.
Questi microrganismi “entrano” nell’ospite solo attraverso aperture naturali (es. stomi) oppure attraverso ferite, poiché non hanno strutture di penetrazione attiva come i biotrofi.
Questo fungo presenta inoltre un’elevata attitudine saprofitaria oltre che parassitaria. Si ritrova sotto forma di micelio o di sclerozi (strutture di conservazione del fungo) a livello delle gemme e dei tralci e qui attende il momento di maggior suscettibilità della pianta ospite.
Al momento della ripresa vegetativa della vite il fungo riprende il proprio sviluppo vegetativo e va a liberare numerosi conidi che vengono dispersi da vento e pioggia.
La densità dei conidi liberati, nel vigneto, varia a seconda delle fasi fenologiche ed è massima in prossimità della raccolta delle uve.
Questi conidi, una volta giunti sulla pianta e sugli organi suscettibili, in base alle condizioni ambientali e alla presenza di “soluzioni di continuità”, possono dare il via al processo di riconoscimento e successivamente a quello infettivo.

Sintomatologia della botrite
Nella vite questo fungo colpisce soprattutto i grappoli, dove chiaramente determina il maggior danno in termini di produzione, ma in situazioni molto favorevoli può attaccare anche gli altri organi erbacei dell’apparato aereo
In ogni organo colpito se le condizioni termo-igrometriche si mantengono favorevoli(temperatura tra 15° e 25 ° ed alta umidità), si forma una caratteristica muffa compatta di colore grigio, rappresentata dai rami conidiofori e dai conidi della forma agamica del fungo.
La botrite colpisce gli acini che sono recettivi soprattutto dopo l’invaiatura-inizio maturazione, infatti l’accumulo degli zuccheri favorisce le fasi di germinazione e penetrazione, nei tessuti dell’acino, degli elementi vegetativi del fungo.
Gli acini colpiti si spaccano e inscuriscono progressivamente, assumendo tonalità diverse a seconda dello stadio fenologico e del tipo di uva; successivamente gli acini degenerano in un classico marciume molle su cui, nel più dei casi, si forma una muffa grigia.

Cause di sviluppo della Botrite
L’instaurarsi di questa malattia fungina è sempre favorito da lesioni che possono essere meccaniche, dovute per esempio alla grandine, frequente, nei temporali estivi, oppure patologiche ovvero derivanti per esempio da Oidio, Peronospora e Tignole.
Lo sviluppo della fungo può essere agevolato anche dalla presenza delle “caliptre” (corolla del fiore) che rimangono all’interno del grappolo e contribuiscono al mantenimento di umidità all’interno di esso. Da qui poi il marciume si estende, e se le condizioni sono favorevoli arriva ad interessare l’intero grappolo.
In condizioni molto favorevoli per il fungo, come lo sono state quest’anno nel mese di maggio, il grappolo può essere colpito anche in fase di fioritura o allegagione; in questi casi si determinano delle necrosi sul rachide o parte dell’infiorescenza con possibile comparsa di muffa grigia di evasione. Possono essere colpiti inoltre i tralci erbacei ed i germogli, che degenerano anch’essi in un marciume molle ricoperto di muffa.
Sulle foglie invece la sintomatologia è evidenziata da disseccamenti irregolari che partono dai margini della foglia, che possono essere confusi anche con bruciature da sale o prodotti fitosanitari. Questo perché sui margini del lembo fogliare permane per maggior tempo la bagnatura.
La Botrytis cinerea si conserva nell’ambiente come micelio o come conidio e le condizioni ambientali favorevoli al patogeno sono determinate da un’elevata umidità e da un ampio intervallo termico (da 5°C fino a 30-32°C). Le condizioni però ottimali per lo sviluppo dell’infezione sono date da una bagnatura della vegetazione di almeno 15 ore e da una temperatura media di 15°C; proprio per questo è stato messo a punto anche un metodo di lotta detto “Calendario climatico o del 15/15”.

Lotta agronomica alla Botrite
In considerazione delle caratteristiche della Botrite e del suo ciclo epidemiologico, abbiamo diverse tecniche culturali che si rifanno alla lotta agronomica:
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scelta di una forma di allevamento in funzione della cultivar e dell’ambiente pedoclimatico;
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in zone più soggette a questa malattia fungina è preferibile scegliere cultivar a grappolo meno compatto e più spargolo;
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eseguire concimazioni equilibrate tenendo conto in particolare di quelle azotate che possono portare ad un eccessivo rigoglio vegetativo che causa ombreggiamento, poca areazione, più elevata umidità e quindi condizioni favorevoli allo sviluppo del fungo;
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eseguire se possibile la potatura verde, importante perché scoprendo i grappoli ne favorisce la maturazione ed evita l’eccesso di umidità nella massa fogliare.
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Utilizzo di un ceppo del Bacillus subtilis, che agisce con diverse modalità d’azione, ovvero va a competere con il fungo sia per lo spazio che per i nutrienti, stimolando inoltre le difese naturali della pianta con la produzione da parte di quest’ultima di sostanze inibenti gli altri microrganismi.
Questo è quindi un metodo di lotta preventivo che blocca la germinazione delle spore fungine e l’insediamento del patogeno sulla foglia.
Lotta chimica
La lotta contro la Botrite si avvale anche di mezzi chimici, i quali perseguono due obbiettivi:
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lotta chimica agli altri parassiti della vite (Oidio, Peronospora e Tignole), i quali con le loro attività determinano ferite o lesioni che sono un ottima via d’ingresso per il fungo patogeno;
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lotta chimica diretta alla Botrite con l’utilizzo di sostanze attive antibotritiche e di calendari di intervento specifici.
Il trattamento di tipo diretto più importante è quello in pre-chiusura del grappolo con prodotti di contatto, citotropici o mesosistemici; in questo modo si riesce ad avere una maggior distribuzione del prodotto anche all’interno del grappolo, laddove, più frequentemente, si sviluppa il patogeno. Un’ulteriore trattamento è possibile farlo all’invaiatura, meno efficace, ma importante, soprattutto nelle uve che maturano più tardivamente. Bisogna comunque fare attenzione alla scelta del prodotto e quindi al tempo di carenza che può andare da 7 a 28 giorni (utilizzando quello da 28 giorni in pre-chiusura grappolo e quello da 7 all’invaiatura).
Qualora vengano fatti entrambi i due trattamenti (in pre-chiusura e a invaiatura) si consiglia di cambiare principio attivo. Comunque sia i trattamenti chimici sono spesso limitati alle zone dove si ha maggiore frequenza e incidenza della malattia, ovvero dove si hanno ristagni di umidità come lungo la discesa di una valle, oppure sui versanti meno esposti alla luce del sole.
Spesso nelle annate normali che non presentano eccessive piogge nel periodo di post-invaiatura e maturazione, eseguendo una buona lotta agronomica si riesce a limitare molto la presenza di questo fungo, che può portare a dei problemi anche in vinificazione.
La lotta viene comunque fatta tenendo di conto della direttiva europea n°128 del 2009 dell’Unione Europea che mira soprattutto a ridurre l’utilizzo dei pesticidi, a utilizzare prodotti con una classe di tossicità minore e pone l’obbligo di eseguire lotta integrata dal 1°gennaio del 2014.